A
quanto pare l’aria che tira nel Nuovo Mondo non è delle migliori, già nel
precedente numero, tristemente, abbiamo dovuto constatare la sconfitta dei chavisti di Maduro in
Venezuela; non che ci fossero grandi speranze per gli U.S.A., ma quel Bernie Sanders, che
era arrivato addirittura a definirsi “socialista”, (accaparrandosi l’appoggio
dei più giovani), convinceva e sembrava quasi un cerino di speranza nella
patria del capitalismo moderno.
Invece
no, questa volta il magnate newyorkese Donald Trump, fa sul serio, niente
scherzi o minacce, sta davvero correndo per diventare quello che chiamano
“l’uomo più potente del mondo” e la cosa peggiore è che ci sta riuscendo! Si è
presentato tra le fila dei repubblicani, ma nessuno credeva che potesse
spuntarla. Infatti il prescelto era il giovane Marco Rubio, di origini cubane,
a suo modo moderato e apprezzato dal suo partito. Ahimè, il povero Rubio è
quasi fuori dai giochi, la sfida repubblicana ormai è palesemente limitata a Ted
Cruz, (e non si sa quanto sarebbe auspicabile una sua vittoria, considerate le
sue posizioni estremistiche), e il vecchio imprenditore americano.
Beh,
non c’è che dire, sta facendo una campagna elettorale strepitosa: urla, si
arrabbia, sbeffeggia i suoi avversari, ha litigato perfino con Papa Francesco
e, come ciliegina sulla torta, cita un fascista. Bisogna rifletterci ancora a
lungo? No, non è affatto il caso. Trump si configura come il perfetto
rappresentate di un gruppo sociale ignorante, xenofobo, razzista e privo di
valori, un gruppo sociale che si sperava non fosse così ampio negli Stati Uniti
d’America, il paese di quelli che sono così “emancipati” da permettersi di
“esportare la democrazia” (con tanto di caccia e carri armati).
La situazione
appare disastrosa, visto che l’alternativa democratica, considerate le limitate
possibilità di Sanders,
sarebbe Hillary Clinton. E mentre da noi, negli Stati “uniti” d’Europa, stanno
facendo della Grecia un enorme campo profughi, il ricco Donald tira fuori il
petto, promette un muro tra U.S.A. e Messico e scava un fossato per non far
passare immigrati di fede islamica, fatti per cui lo stesso pontefice l’aveva
richiamato, sottolineandone lo spirito anti-cristiano.
Insomma,
se il magnate dovesse spuntarla ci sarebbe da preoccuparsi, in quanto oltre
alle sue posizioni razziste, sicuramente poco genuine per un paese come gli
U.S.A., che presenta una grandissima parte della popolazione di origine
afro-americana, ci sarebbero da valutare attentamente anche i rapporti che il
potenziale presidente costruirebbe con gli Stati esteri (proprio adesso che si
credeva di aver scritto l’ultimo capitolo della guerra fredda con il disgelo
definitivo tra Cuba e gli U.S.A).
La
squallida campagna elettorale populista e ultra-conservatrice del vecchio
imprenditore sguazza benissimo nel letamaio, che anni di sfrenato capitalismo
economico e ideologico hanno creato negli Stati Uniti, avvicinando tutto il
mondo al rischio di portare indietro le lancette della storia. Speriamo che
questo non sia il Trump(olino) di una nuova e triste vergogna per l’umanità.
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