venerdì 12 febbraio 2016

LE RESPONSABILITA’ OCCIDENTALI NELLA POLVERIERA MEDIO ORIENTALE

Il 16 gennaio 2016 ricorreva il 25° anniversario dalla prima invasione dell’Iraq da parte degli Usa, invasione che ha inaugurato la fase ininterrotta di conflitti ed instabilità politica in cui, ancora oggi, siamo pienamente immersi.
A partire da quel momento si sono susseguite una serie di guerre, portate avanti dagli americani e dai Paesi occidentali loro alleati, con lo scopo dichiarato di “esportare la democrazia”, liberare le popolazioni del Medio Oriente da feroci dittature e combattere il terrorismo.
Così sono state giustificate le guerre in Iraq, Afghanistan, Libia. Conflitti dietro i quali si celavano ben altro tipo di motivazioni! L’unico interesse dei Paesi occidentali in Medio Oriente è sempre stato di natura economica: l’obiettivo era porre sotto la propria influenza i pozzi petroliferi e le fonti di energia. Questi conflitti, oltre ad aver provocato un'ingente perdita di vite umane e un diffuso disagio sociale, non hanno fatto altro che incrementare l’instabilità politica in questi Paesi, che spesso non riescono a formare solidi governi e dove ormai hanno acquisito un potere sempre maggiore i fondamentalisti islamici, prima quanto meno tenuti a bada dai precedenti dittatori. Gli scellerati interventi militari hanno, quindi, favorito i gruppi terroristici anzi che combatterli!
E' questo il caso dell’Isis, che ha sconvolto il mondo occidentale soprattutto in seguito agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 e che si è imposto nei Paesi già destabilizzati dalle guerre degli anni precedenti. Si tratta di uno dei movimenti più oscurantisti che l’umanità abbia mai conosciuto: il loro obiettivo è fondare uno stato islamico in cui la Shari’a sia legge di Stato e colonne portanti della loro folle ideologia sono la riduzione in schiavitù delle donne e il disprezzo per ogni cultura diversa, come dimostra la distruzione di alcuni dei siti archeologici più importanti al mondo (Ninive, Nimrud, Palmira...). Vittime dei loro attentati sono tanto gli occidentali quanto gli stessi arabi che si rifiutano di aderire al loro progetto di conquista. Rapimenti ed esecuzioni di massa in Siria o nel territorio abitato dai Curdi sono all’ordine del giorno, ragion per cui il flusso migratorio da questi paesi verso l’Europa è aumentato in modo esponenziale negli ultimi mesi. L’Isis, tuttavia, è figlio dei Paesi occidentali e degli stessi Paesi islamici (Arabia Saudita e Turchia in primis) che lo hanno armato nella speranza che potesse rovesciare il regime “nemico” di Assad in Siria, alleato strategico della Russia. La fitta rete di interessi occidentali in Medio Oriente, inoltre, si è sovrapposta alle tensioni già esistenti tra sunniti e sciiti in questa parte del mondo, che oggi risultano certamente esasperate. Il risultato è uno scenario politico di perenne conflitto, in cui sono presenti tutte le basi per lo scoppio di una terza guerra mondiale.
È evidente che oggi sia più che mai urgente un cambio di rotta nella politica internazionale. Per prima cosa, se è vero che esiste una Organizzazione delle Nazioni Unite, questa dovrebbe imporre delle sanzioni a tutti gli stati che continuano a vendere armi al Califfato. In secondo luogo, bisognerebbe avviare un negoziato per risolvere la delicata situazione in Medio Oriente e in Siria, che abbia come obiettivo primario la sconfitta del Califfato e non l’imposizione di un governo “amico”. É importante comprendere che l’Isis non può essere sconfitto da singole nazioni, ma solo da una strategia politica internazionale unitaria. A tal fine, gli Usa e l’Europa dovrebbero abbandonare le ostilità contro la Russia e comprendere che senza il suo apporto fondamentale non si può raggiungere la pace.

Quanto a lungo sarebbe durato il nazismo se Roosvelt, Churchill e Stalin, non avessero adottato una strategia comune? O si avvia un processo di pace o si continua a convivere con scenari di guerra, illudendoci, egoisticamente, che tutto questo non possa mai avere influenza anche sulle nostre vite.



Articolo estratto da La Scintilla di Febbraio. Per scaricare il giornale completo clicca qui.

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