Il
Referendum Costituzionale su cui si andrà al voto con tutta probabilità
nell’autunno 2016 è certamente uno dei massimi appuntamenti politici degli
ultimi anni: non si tratta infatti di semplici “beghe da quartierino” cui la
cittadinanza biscegliese è ahimè abituata ad assistere, ma di un’occasione per
rivendicare e tutelare alcuni principi cardine della nostra Costituzione,
utilizzata come parafulmine da partiti di stampo quasi autoritario a dispetto
del nome che portano.
Una
Costituzione partorita da politici brillanti come Togliatti o De Gasperi,
volutamente di storia e provenienza differente in maniera tale da rappresentare
la totalità del popolo italiano, rischia di essere stravolta da Renzi,
la Boschi o Verdini.
La
prima anomalia della riforma oggetto del referendum risiede proprio nel modo
con cui è stata partorita.
Una
riforma di tale importanza, infatti, sarebbe dovuta provenire dall’iniziativa
parlamentare, e non dalla volontà del Presidente del Consiglio Renzi
e del Ministro per le Riforme Boschi; il che ha determinato gravissime
interferenze da parte dei due sulla libertà di coscienza dei parlamentari in
sede di assemblea.
Non
va dimenticato, inoltre, la singolarità che la legge costituzionale oggetto di
referendum sia stata proprio approvata nel corso di una legislatura che, alla
luce della sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014 – dichiarativa
dell’incostituzionalità di talune norme del c.d. Porcellum – è di
fatto stata dichiarata illegittima.
Entrando
nel merito della legge inoltre, non possiamo che essere contrari a principi
quali “la fine del bicameralismo perfetto”, “la riduzione delle funzioni del
Senato e la sua stessa composizione”, che comporteranno uno stravolgimento del
modo con cui emanare le leggi, un eccessivo potere nelle mani del Governo ed
una definitiva usurpazione dei diritti di rappresentanza dei cittadini, ai
quali sarà vietato scegliere i senatori e resa più difficoltosa la possibilità
di promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare.
La
Costituzione Repubblicana va quindi tutelata con forza e, così come noi
comunisti in passato abbiamo fatto rispetto agli attacchi che provenivano da
partiti di centrodestra, allo stesso modo ci vediamo ora costretti a fare
rispetto all’offensiva di Renzi
e del Governo PD.
Renzi
ha dichiarato che se dovesse perdere il Referendum si ritirerebbe dalla
politica: quale occasione migliore per mandarlo a casa?
L’auspicio
del PCdI di Bisceglie, dunque, è che tutta la sinistra cittadina e le
associazioni civiche locali possano unirsi dando vita ad un comitato per il No
alla riforma Boschi ampio, aperto e partecipato, che scongiuri gli attacchi al
diritto di voto ed alla democrazia.
Articolo estratto da La Scintilla di Febbraio. Per scaricare il giornale completo clicca qui.
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